Chi mi conosce sa che l’Abruzzo mi è entrato nel cuore e che appena posso devo assolutamente farvi ritorno. Sono stata nelle zone colpite dal terremoto ed ho visto la forza della gente e la voglia di ricominciare ripartendo da zero. Non dimenticherò mai una famiglia di Navelli, la città famosa per lo zafferano, che non ha mai lasciato la città distrutta e che, appena ci ha visto, ci ha accolti a braccia aperte come se fossimo amici che non vedevano da tempo. Eravamo capitati lì pensando di trovare il vecchio borgo ma invece solo impalcature e desolazione. E’ stata la più bella esperienza della mia vita, quella che mi ha fatto amare profondamente questo territorio e la sua gente.
All’Abruzzo mi lega anche il profondo amore per le montagne e la sua capacità di tirarmi su il morale quando è a terra. In un periodo non proprio bello della mia vita queste montagne mi hanno dato la forza per andare avanti, per vedere sempre il lato positivo in ogni cosa. L’aria, i profumi, il verde sono la migliore medicina che possa esistere, il miglior antidoto contro ogni cosa. Abbiamo trascorso un nuovo week end in Abruzzo, ma stavolta abbiamo scelto il Parco Nazionale della Majella.
Dicono che la Majella sia la parte femminile di questa regione, quella dalle montagne verdi dolci e affusolate e dai corsi d’acqua sinuosi, a differenza del Gran Sasso con le sue montagne maschili, possenti e vigorose. I due paesaggi sono molto diversi, ma vale la pena di dedicare del tempo ad entrambe, vale la pena di scoprire un territorio meraviglioso e poco conosciuto.
Il Castello di Roccascalegna e la sua leggenda
La nostra prima tappa è stata al Castello di Roccascalegna, vera perla della Majella. Qualche anno fa ero stata in Abruzzo per una settimana ed ero rimasta malissimo per non avere avuto il tempo di visitare questo castello. Prima di entrare nel piccolo borgo è possibile ammirare da lontano lo sperone roccioso sul quale sorge il Castello, quasi come se questo e la roccia fossero una cosa sola, l’uno compagno dell’altra.
Esiste una leggenda sul castello e, chissà, magari qualcosa di vero c’è. La leggenda vuole che il Barone Corvo de Corvis, nel 1646, obbligasse ogni novella sposa della città a passare la prima notte di nozze con lui invece che col proprio marito. Probabilmente, una di queste malcapitate, oppure un marito geloso travestito da sposa, accoltellò il Barone nel suo letto nella notte dell’accoppiamento. Si dice che il Barone, moribondo, abbia lasciato l’impronta della sua mano insanguinata su una roccia della torre e che, sebbene la roccia venisse di volta in volta pulita, l’impronta riaffiorasse nuovamente.
Per quanto riguarda invece l’origine del nome Roccascalegna, pare che questo derivi da Rocca-scarengia dove scarengia sarebbe la scarpata o anche scala di legno, che veniva utilizzata dagli abitanti del borgo nel 1160 per salire al Castello. Attraversato il piccolo borgo, si arriva prima ad una Chiesetta e, successivamente, si giunge tramite una gradinata all’ingresso dove ci sono i resti del ponte levatoio.
Nel Castello sono presenti quattro torri circolari ed una quadrata. Nella torre quadrata è possibile entrare e salire, tramite delle scalette, alla parte superiore, che conserva il tetto originale in paglia. All’interno del Castello si può vedere una piccola sala con qualche arma ed una sala con strumenti di tortura. Il Castello è una vera e propria fortezza ed è chiaro dalla posizione in cui si trova. Tutto intorno solo montagne verdi, doveva essere facile avvistare i nemici.
Dopo la visita al Castello, ci siamo diretti al sentiero sottostante che conduce sotto lo sperone roccioso e permette di vedere bene la roccia su cui esso sorge. Vale la pena di vistare Roccascalegna ed il suo castello. Qui trovate tutte le informazioni per la visita.
Pennapiedimonte, a un passo dalle montagne
Dopo una sosta per pranzo alla trattoria “Locanda del Corvo”, ci siamo rimessi in marcia. Il borgo è piccolo e si gira in poco tempo. Abbiamo deciso così di andare a vedere un posto da cui si gode un panorama unico: Pennapiedimonte. E’ un borgo piccolissimo in cui sembra di toccare le montagne rocciose con un dito. L’altezza dal Belvedere Balzolo è davvero vertiginosa!
Si può percorrere il sentiero che costeggia la montagna, ricco di scorci meravigliosi. Il cielo tutto ad un tratto si è fatto grigio e ha iniziato a piovere. Volevamo andare a vedere Guardiagrele, ma abbiamo desistito. A questo punto si era fatta una certa ora e abbiamo deciso di recarci nella struttura che abbiamo prenotato per una notte.
Torricella Peligna, un’oasi di pace
In questo piccolo borgo abbiamo prenotato la nostra struttura. In realtà si trova a 3 km dal borgo, in un posto incontaminato. Io ve lo consiglio tantissimo! Luogo incantevole, proprietari eccezionali, circondati dalla natura. La struttura si chiama “Agriturismo Persichitti”, gode di un ampio giardino dove i bambini possono giocare liberamente ed anche la colazione è ottima. Se desiderate relax, questo è il posto giusto. Io ho prenotato tramite booking, ma in futuro telefonerò direttamente ai gestori. Vi lascio il loro sito web.
Sistemate le valigie, abbiamo deciso di fare un giro in paese e comprare qualcosa al supermercato, l’unico supermercato che abbiamo trovato ed anche abbastanza sfornito direi. Il paese è piccino, ma gode di una splendida pineta con giostre. Nella pineta c’è anche una deliziosa casetta, tutta di legno, dove i bambini possono giocare. Avendo scelto l’appartamento, abbiamo cucinato qualcosa a casa e siamo andati a dormire presto…ci attendeva una lunga giornata.
Il Parco fluviale delle Acque Vive di Taranta Peligna e l’area protetta delle tre orse
Abbiamo scoperto questo bellissimo parco sul fiume per caso. Il posto è carinissimo ed eventualmente si può fare un picnic utilizzando i bracieri presenti in un’area apposita. Noi ci siamo divertiti a rinfrescarci lungo le rive del fiume Noce.
Si può passare tranquillamente qualche ora qui per poi recarsi a Palena, dove in un’area protetta hanno la loro casa tre orse: Caterina, Iris e Margherita. Attenzione non fate come noi, ma la visita va prenotata telefonicamente. Noi siamo rimasti fregati, con grande rammarico di Giada. Oltre all’area faunistica, si può visitare il Museo dell’Orso Marsicano. E ci abbiamo messo un po’ a capire che il Museo e l’area faunistica non sono vicini. A questo punto, non avendo visto le tre orse, abbiamo deciso di metterci in macchina e raggiungere un posto meraviglioso, un posto che volevo visitare da tempo: le Gole di Fara San Martino.
Le Gole di Fara San Martino: immersi nella grandezza della natura
Questo è uno dei posti più belli del Parco Nazionale della Majella, un vero e proprio canyon che si raggiunge dal borgo di Fara San Martino. Si resta senza parole per la grandezza della natura. Si cammina al centro della montagna, un valico di un fascino impressionante, creato dall’erosione dovuta dal fiume Verde.
Nelle Gole potrete anche far visita ai resti del Monastero di San Martino a Valle. Secondo alcuni divenne un luogo di rifugio e spiritualità per monaci ed eremiti.
Qui ci sono anche scuole che si allenano per l’arrampicata. Si può raggiungere il Monte Amaro in un’escursione, ma parliamo di 9 ore di cammino. Noi ci siamo fermati ai resti del Monastero.
Un altro bellissimo canyon che vi segnalo, è quello delle Gole del Sagittario, ve ne ho parlato qui. Mentre sempre nel suddetto articolo troverete la nostra escursione alla Grotta del Cavallone, nel cuore della Majella e che merita davvero una visita, soprattutto per la modalità con la quale si raggiunge: la cestovia. Dopo questa meravigliosa esperienza, abbiamo deciso di fermarci a pranzo in un posticino molto carino: il “Rifugio Majella”, a Taranta Peligna.
L’eremo Celestiniano della Madonna dell’Altare
Chi mi conosce, sa quanto io ami scovare gli eremi nei posti più impensabili. A Palena, c’è un eremo stupendo che merita una visita, totalmente immerso nella natura. Per arrivare in questo posto, si attraversa in auto una lunga strada nei boschi, fino ad arrivare ad uno spiazzale. Si arriva quindi all’eremo della Madonna dell’Altare. La Chiesa è molto piccola ed oggi una parte del convento annesso è adibito ad ostello.
Sulla sinistra, seguendo un sentiero nel bosco ed avendo l’accortezza di girare sempre a destra, come segnalatoci da una guida sul posto, si arriva ad una grotta incastonata nella montagna, dove un giovanissimo Pietro da Morrone, divenuto poi Papa Celestino V, si isolava in preghiera. Fate una visita assolutamente a questo luogo, dove si respira una spiritualità travolgente. Rinfrescatevi e bevete l’acqua dalla fonte vicino al convento.
Roccaraso: una visita alla cittadina glamour dell’Abruzzo
Prima di tornare a casa, abbiamo pensato di fare un giretto a Roccaraso, non essendo molto distante. Roccaraso è una rinomata località sciistica molto in voga. Per chi proviene dal Lazio o la Calabria e vuole sciare, è un ottimo compromesso. La cittadina è molto organizzata con locali e negozi alla moda.
Questa è la parte dell’Abruzzo che non preferisco, quella poco autentica. Io sono amante della natura, del panino con la salsiccia e scamorza mangiato nei rifugi spartani, dei tipici pastori abruzzesi che hanno sempre qualcosa di bello da raccontarti.
La cosa bella di Roccaraso è l’enorme parco giochi dove i bambini possono scorrazzare liberi. Abbiamo passato qui un’oretta prima di rimetterci in cammino verso casa. Anche stavolta l’Abruzzo ci ha trasmesso una parte di sé che resterà per sempre nel nostro cuore.